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Con metodo MOOS si intende la tecnica che permette di affrontare con sicurezza molte sindromi dolorose e posturali. Tra queste anche patologie come il dolore oro-facciale, le cefalee muscolo tensive, le cervicalgie, le sciatalgie e le patologie disfunzionali che derivano da una incoordinazione del sistema muscolare.

L’approccio MOOS, come abbiamo visto, lavora secondo una visione olistica del corpo che vede l’armonia della bocca strettamente correlata al benessere muscolo scheletrico.

Non tutti i pazienti che presentano dolori legati alla postura rientrano nell’ambito MOOS. Spesso succede che il paziente arrivi a studio per una valutazione generale, magari consigliato da fisioterapista e osteopata, e l’odontoiatra seguirà una precisa metodologia per verificare che le cause possano in effetti rispondere alla terapia MOOS.

Nel corso della prima visita si valuterà il funzionamento della bocca, dei contatti dentali e della malocclusione. Successivamente, completerà l’analisi con dei test neurologici dedicati, e capirà se ci sono i presupposti per applicare la terapia MOOS, caso per caso.

Il caso di oggi: Paolo, 26 anni, atleta, curato con il metodo MOOS

Oggi approfondiamo il caso di un paziente ricevuto a studio. Si chiama Paolo, ha 26 anni, ed è un atleta di arti marziali, con una problematica posturale che era legata chiaramente a dei problemi di occlusione. Lamentava dolori a diverse parti del corpo e il suo osteopata notando l’occlusione aveva inviato il paziente al dott. Pachì in visita.

Durante questo primo incontro, Paolo ha raccontato di aver provato dolore a entrambi gli alluci dopo una gara agonistica. In più, lamentava un dolore alla scapola destra, con il muscolo del trapezio destro visibilmente contratto e il sinistro dolorante

Nel corso dell’approfondimento, il dott. Pachì ha notato che la testa del paziente era spostata a destra rispetto all’asse verticale, e in più aveva difficoltà nella rotazione della testa verso sinistra. Anche l’occlusione, in generale buona, presentava problematiche nel movimento dinamico mandibolare e alcuni muscoli masticatori facevano male alla palpazione. 

Parte integrante del metodo MOOS è quello di considerare il paziente nel suo insieme, quindi lavorare a una terapia su più livelli che possa garantirgli un riequilibrio completo.

Per Paolo, si è deciso di procedere con diverse sedute mirate al riequilibrio occlusale per migliorare la masticazione e la funzione mandibolare. Già dalle prime sedute, il paziente ha avvertito un appoggio plantare migliore e il fastidio agli alluci si è ridotto fino a scomparire completamente dall’alluce destro. Anche la rotazione della testa è migliorata quasi subito, e sono andati a scemare fino a scomparire i dolori retroscapolari e del muscolo del trapezio.

La conclusione dell’intervento MOOS per Paolo è arrivata dopo sette sedute. Ad oggi, continua ad allenarsi senza problemi e ha migliorato la sua condizione osteopatica e posturale, diagnosi confermata dal suo osteopata curante.

Vuoi sapere se il metodo MOOS fa per te? Contattaci per un consulto!

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