La mancanza di uno o più denti all’interno della bocca prende il nome di edentulismo. Ha un impatto non solo a livello estetico, ma anche sulla salute del paziente. La presenza di “vuoti” nelle arcate dentarie porta a problemi di diversa natura quali: disfunzioni della articolazione temporo mandibolare, alterazioni della masticazione, disturbi muscolari e posturali, alterazioni di funzione della lingua che è costretta a chiudere il vuoto per deglutire.
Studi recenti hanno anche iniziato ad associare l’edentulia con la riduzioni delle funzioni cognitive sia per scarso apporto alimentare che per ridotto stimolo neurale.
Le protesi
Le protesi dentali sono sostituti artificiali dei denti naturali. In base al paziente e alla situazione, potrebbero essere consigliate nei casi di edentulismo totale, o per correggere difetti estetici di forma, posizione e colore dei denti.
Le protesi fisse sono ponti di più elementi o corone che vengono attaccate ai denti. Non si possono rimuovere e sono di ceramica o metallo ceramica. L’intervento, semplice e indolore, può essere effettuato in una sola seduta, riacquisendo immediatamente la funzione masticatoria.
Le protesi mobili sono rimovibili. La loro pulizia va effettuata ogni giorno e possono essere fatte in resina o scheletrate.
C’è un’ultima tipologia di protesi che vede una combinazione tra le due sopra citate, in cui una parte è fissa e l’altra è mobile e si uniscono tra di loro grazie ad attacchi precisi.
L’impianto
L’implantologia fa parte delle discipline della chirurgia odontoiatrica che si basa sul sostituire le radici dei denti non più presenti con viti in titanio che vengono inserite nell’osso. Queste nuove radici possono sostenere denti singoli o gruppi di denti, fino a dentiere complete. L’impianto serve soprattutto a preservare l’osso dall’atrofia. Un osso senza radici tende infatti a “ritirarsi” e a perdere la sua funzione, soprattutto quando non è più stimolato dalla masticazione. L’intervento per inserire un impianto restituisce la piena funzionalità della masticazione e anche l’aspetto estetico del sorriso.
Si compone di una piccola vite di titanio che si inserisce nell’osso della mandibola e di un pilastro di ceramica o titanio che assicura una connessione tra l’impianto e la corona.
Per quanto sia un intervento che comprende l’inclusione di un corpo estraneo nella bocca, non esiste un rischio di rigetto perché il titanio è un materiale biocompatibile, cioè perfettamente compatibile con il nostro organismo. Tra i rischi dell’intervento, al massimo, c’è il caso in cui si crei intorno all’impianto un tessuto fibroso invece di un tessuto osseo, che non riesce a sostenere il carico dei denti e della masticazione.
Le cause di questo possono essere un’infezione o un movimento inadeguato.
Ci sono molti punti a favore dell’impianto. Il primo è che la tecnologia chirurgica d’alta precisione ha permesso un miglioramento delle operazioni. Il secondo è proprio la sua stabilità: non si “muove” come una protesi mobile, e il comfort e la funzionalità sono praticamente identiche ai denti naturali. Grazie alle moderne tecnologie è possibile riabilitare le arcate dentarie compromesse in poche ore: si inseriscono da 4 a 6 impianti e dopo 48-72 ore è possibile ritornare alle solite abitudini alimentari.
L’impianto inoltre non danneggia i denti adiacenti ed è una buona soluzione definitiva e a lungo termine.
Qualunque sia la scelta del paziente, guidato dal professionista, non bisogna dimenticare l’importanza dell’igiene orale per il mantenimento dei risultati: previene infatti non solo l’insorgenza di carie ma anche la malattia parodontale, che nei casi dell’impianto prende il nome di perimplantite, e che potrebbe potenzialmente rovinare la qualità dell’intervento.
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