Il bite dentale è l’apparecchio invisibile e mobile che ricopre i denti per proteggere i denti quando sfregano tra loro durante la notte. Si utilizza nei casi di digrignamento dei denti (o bruxismo) e di altre patologie.
Complice la pubblicità, in molti sono convinti che il bite del farmacista funzioni ugualmente a quello del dentista ma non è ovviamente così. Bite (/bait/) significa letteralmente “morso” e i morsi, si sa, sono unici esattamente come le impronte digitali. Per risolvere il nostro problema di bruxismo quindi è essenziale la presenza di un professionista che ci assista nella valutazione diagnostica e nella realizzazione dell’apparecchio.
Il bite dentale deve posizionarsi a perfezione nell’arcata del paziente, deve essere equilibrato, e deve garantire i contatti giusti. Non mancherà occasione di approfondire le specificità del bite, ma oggi vogliamo insistere sull’origine del digrignamento e su cosa significhi bruxismo.
Perché digrigniamo i denti?
Per iniziare, è importante capire che in situazione di “riposo” i denti non dovrebbero mai toccarsi. Gli unici momenti in cui dovrebbero entrare in contatto sono durante la masticazione o la deglutizione. Questo perché il contatto tra i denti manda uno stimolo sensoriale a livello cognitivo al cervello: è uno dei modi che abbiamo per avvertirlo che sta accadendo qualcosa.
Vi sarà capitato ad esempio di essere stanchi alla guida. Sapete che, più del caffè, quello che può aiutare a mantenersi vigili (oltre all’accostare e fare un pisolino!) è masticare un chewing gum? Non è un mistero che la masticazione riattivi tutti i sistemi di allerta del corpo e sia strettamente collegata al cervello, un legame che sta portando la comunità scientifica ad approfondire la correlazione tra bruxismo e Alzheimer.
La domanda principale che rivolgiamo ai pazienti in studio che si presentano con casi di bruxismo è, spesso, un semplice “perché?”. Il digrignamento infatti non nasce in bocca, ma si scarica in bocca. Nella maggior parte dei casi ha origine dalle tensioni accumulate durante la giornata, situazioni di stress difficili da gestire o da capire, che durante la notte si sfogano con il bruxismo attraverso movimenti muscolari incontrollati.
Quando abbiamo paura o siamo in ansia, ci troviamo spesso con i denti serrati, una condizione collegata al messaggio cerebrale di cui parlavamo poco fa: serrare i denti è un invito all’allerta, al farsi trovare pronti in presenza di un pericolo. L’atteggiamento del digrignare è legato all’istinto di eliminare l’ostacolo, ipotetico o reale, che in questo caso diventa la “punta” del dente. Per superarlo, il corpo sembra volerlo “limare”.
Ma non c’è solo una matrice psicologica sottostante. Esistono ragioni mediche alla base del bruxismo come le apnee notturne. La mancanza di sonno profondo, i frequenti risvegli, possono portare a una reazione di digrignamento o serramento notturno, anche se il motivo ancora non è chiaro a livello scientifico.
Un’altra ragione medica che si presenta soprattutto nei bambini è la presenza di parassiti intestinali, la cui sintomatologia oltre che al bruxismo si accompagna a pancia gonfia e sederino che prude.
Oltre al bite, c’è un’altra pratica del metodo MOOS che permette di riequilibrare il rumore di fondo del sistema nervoso e porta alla riduzione del digrignamento. È una tecnica che funziona ma per la quale ancora non esiste una base scientifica abbastanza numerosa da poterne fare una regola vera e propria.
Le ragioni come potete vedere sono molteplici, stratificate e spesso multidisciplinari: per questo bisogna sempre affidarsi al dentista di fiducia perché è l’unica possibilità che abbiamo per risolvere il problema del bruxismo, anziché curare semplicemente un sintomo.
E tu, bruxi? Contattaci per un consulto senza impegno!