Il metodo MOOS è una tecnica ideata dal dott. Mario Santoro che inserisce gli interventi tecnici alla bocca in un ambito più ampio di riduzione o risoluzione dei problemi posturali, neuro-muscolari e dolori non strettamente dipendenti dalla bocca, ma sicuramente collegati. Ebbene sì: ci sono alcuni casi in cui il mal di schiena potrebbe essere causato dai denti!
Fisioterapisti, posturologi, osteopati, e dentisti conoscono già le interconnessioni tra le varie parti del corpo. Sanno che le alterazioni posturali, i problemi viscerali, i dolori neuro-muscolari, le cicatrici e gli eventi in genere possono causare alterazioni nel funzionamento generale dell’organismo. Anche quando sono risolti, resta una memoria tissutale dell’evento che si mantiene nel tempo e non rimane ferma nella zona colpita e poi guarita. Genera bensì un effetto eco in cui le tensioni si diffondono nel corpo come un’onda, in parti lontane dalla zona offesa.
Cosa succede in bocca?
In bocca si possono creare contatti scorretti e malocclusioni che possono generare a loro volta delle spine irritative. Questo è il termine con cui ci si riferisce a parti del corpo che hanno (e creano) un problema: l’infezione di un dente o di un dente del giudizio può portare problemi anche a distanza dal luogo in cui si trova.
Spesso le spine irritative sono apparentemente asintomatiche: non si sente il dolore in quel punto, ma è quel punto che sta generando forti alterazioni in distretti lontani. Le spine irritative inviano al corpo segnali patologici che generano a loro volta limitazioni ai movimenti, contratture e dolori. Il sistema nervoso viene intrappolato così in un circolo di informazioni scorrette da cui non riesce a uscire.
In che situazione una persona può aver bisogno del metodo MOOS?
Non tutti i problemi rientrano nell’ambito del metodo MOOS. Ma esistono casi in cui, per esempio, l’intervento dello specialista nel curare la sintomatologia posturale risulta inefficace. Dolori al collo, alla testa, ATM (disturbi delle articolazioni della mandibola), spalle, trapezio e talvolta anche alla schiena, sono in certi casi correlati ad altre cause.
Con una valutazione del funzionamento della bocca, dei contatti dentali e della malocclusione, lo specialista riesce a identificare le cause di un’alterazione dei segnali e a pianificare il loro riequilibrio. Chiedendo il consulto del medico è possibile verificare lo stato della sintomatologia e capire se il metodo MOOS può rispondere alla problematica.
Attraverso test neurologici si riesce a creare una guida all’azione terapeutica, trovando la strada da percorrere per rieducare il sistema nervoso e neuromuscolare portandolo fuori dal circolo vizioso in cui è caduto.
La strada da percorrere è del tutto individuale: attraverso i diversi interventi ripetuti nel tempo è in grado di cambiare il funzionamento del corpo, allentare le memorie tissutali e riportare il benessere al paziente. Il tempo di durata dell’intervento secondo il metodo MOOS varia da paziente a paziente, solitamente si risolve in 4 o 5 incontri che vanno a modificare una funzione per volta, permettendo di stabilire quale azione successiva compiere.
C'è un'età in cui il metodo MOOS è più indicato?
Non ci sono limiti di età per il metodo MOOS. Nel caso dei bambini si parla di più di terapia ortodontica funzionale, mentre negli adulti le tecniche MOOS sono a volte abbinate all’ortodonzia funzionale o fissa o gnatologia. Il tutto avviene sempre collaborando con altre figure sanitarie come osteopati, logopedisti, omeopati, fisioterapisti, agopuntori.
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